Un Buon Natale che tutti accomuna e rende più umani

....dall'amico Don Mario Ferracuti

Giorgio Giorgi

Per una infanzia che “non si perda nel bosco”

 

Nessun periodo è più propizio del Natale per parlare dell’infanzia perché in Betlem “un Bambino è nato per noi” (Is.9,5).  Egli  è “il più  bello dei figli dell’uomo” (Salmo 44), “un abisso di luce”, come afferma l’ebreo Franz Kafka.

Questa è l’Infanzia  che porta il sigillo di Dio.

L’ infanzia dell’uomo è invece una lenta conquista  verso la maturità poiché il soggetto, il bambino, diventa titolare del diritto alla crescita armoniosa,  al benessere personale e culturale,            all’auto-realizzazione come persona, mediante  le risorse affettive ed educative da parte della famiglia e della scuola. Il discorso si fa subito sociale dove la famiglia è il principale protagonista  dell’educazione. Il bambino in essa comincia ad essere senso di se stesso e consapevolezza degli altri, in essa nasce la prima relazione, il primo Sé. Tutti gli studi psicopedagogici o psiconalitici sono concordi: un buon rapporto con i genitori favorisce un giusto sviluppo della vita, un cattivo rapporto è causa di turbe del carattere e del comportamento. L’influenza della famiglia è decisiva perché in essa il bambino, fin dai suoi primi anni, struttura la propria coscienza, si forma il suo equilibrio, tanto che a 5 anni tutto, o quasi, è giocato sul piano della formazione  della personalità. La famiglia è il luogo della appartenenza dove si sviluppa e ricerca la propria identità che sarà premessa alla identità adulta. I primi anni, dunque, fanno la storia dell’uomo perché la nostra vita è come una lunga addizione: in questa operazione basta sbagliare le somme dei primi addendi per continuare a sbagliare fino alla fine.



Stessa considerazione per il piano formativo-cognitivo. Mario Lodi nel suo libro Cominciare da bambino, sostiene che “nei primissimi anni dell’infanzia il bambino impara circa l’80%  di quanto gli servirà nella vita” E’ un dato di fatto che vi sono bambini che, a sei anni, sono oramai candidati al sottosviluppo  mentale;  bambini  destinati alla  tristezza, al risentimento, all’auto-emarginazione, alla a-socialità  perché l’infanzia contiene e determina il sé totale delle molteplici dimensioni della vita  che sono sempre correlate alla capacità affettiva e culturale che le generazioni adulte hanno  nei  confronti dell’infanzia. Tuttavia.

Per l’ infanzia di oggi, molto spesso, il clima non è certamente natalizio. A.Canevaro ha scritto un buon libro con un titolo  che è metafora del nostro tempo:  I  bambinii che si perdono nel bosco

Per la verità ogni epoca ha il proprio dèmone e in ogni tempo potrebbe ripetersi quanto è scritto negli Atti degli Apostoli 2,40: "salvatevi da questa generazione perversa". A me pare che il dèmone di questo nostro tempo, una delle tristi connotazioni di questa  epoca, è la mancanza di salvaguardia, di tutela e di difesa delle persone più deboli. È una bruttissima letteratura di anziani, di donne, di bambini quella che ogni giorno ci gettano in faccia i mezzi di comunicazione: questo  secolo impietoso uccide e scandalizza bambini. E non mi riferisco soltanto alle sempre attuali tragedie di guerre vicine e lontane, agli episodi di inciviltà che coinvolgono nell'abbandono, nella fame, nel sangue migliaia dì bambini in terre lontane, ma anche ai bambini di casa nostra, della evolutissima civiltà di questo XXI secolo che, forse, verrà ricordato per aver tanto parlato di habitat, di           ben-essere di eco-sistema ma, nel contempo, di non essere riuscito ad offrire una "oìkos", una casa, una culla di affetti, di premure, di protezione ai bambini, sovente abbandonati alle eccitazioni di questo trapasso d’epoca.

La lezione del Natale mai è stata così urgente come nel nostro tempo. Se  l’uomo supertecnologico della nostra civiltà riuscisse a porsi, appena, entro questo orizzonte di luce, il futuro dei bambini e di ogni essere umano sarebbe certamente più luminoso.

Postato da Giorgio Leggi tutto Commenti (1) 10:09:37 - 2008-12-22